Il conforto è un sentimento di sollievo immediato e soprattutto pervasivo.
Si può ricevere conforto o darlo.
In entrambi i casi si hanno due tipologie di figure: da una parte c’è una persona vulnerabile che prova una mancanza di qualcosa o un dolore, che è afflitta da qualche preoccupazione o che, nei casi peggiori, ha subito disgrazie; dall’altra parte c’è un’altra persona, in genere sua amica (ma non necessariamente), che prova a sollevare lo stato d’animo del primo con parole o gesti concreti. Al centro di tutto, quindi, c’è la vera protagonista di questo sentimento: la nostra vulnerabilità.
Spesso ci vergogniamo delle nostre mancanze, di apparire deboli, incompleti, imperfetti, inadeguati o in difficoltà, ma in realtà, senza accorgercene, siamo sempre, in tutto l’arco della nostra vita, alla ricerca di qualcuno o qualcosa che ci dia sollievo, ci sostenga e che ci tiri su.
Ovviamente questa esigenza si manifesta con intensità più forte in momenti particolarmente negativi, quali lutti o crisi familiari.
Quando cerchiamo conforto in qualcosa, si parla di “oggetti transizionali”.
La nostra esistenza ne è piena: dagli orsacchiotti dei bambini, dal contatto pelle a pelle che cerchiamo prima coi nostri genitori e poi coi nostri partner, fino alle preghiere, ai rituali scaramantici, al cibo e ai film che ci sono più cari. E che ci danno quindi sollievo dal nostro, umano, stato di vulnerabilità.
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