Sentirsi sommersi è una sensazione di annegamento che proviamo quando qualcosa ci sormonta oppure ci tira giù sott’acqua col suo peso.
Siamo di fronte a una condizione che si rifà chiaramente ad una metafora di natura, per così dire, idrica.
La sensazione che si vuole sottintendere con questo termine è quella di annegamento, di soffocamento.
Le cause di questo stato d’animo sono molteplici e tutte molto attuali: si può essere sommersi dai debiti, dalle incombenze lavorative o familiari, dalle nostre preoccupazioni e dalle aspettative (di natura esogena o endogena).
La nostra società, in riferimento a questi fattori, presenta un’altra nuova e considerevole dinamica: al giorno d’oggi, più che mai, si rimane sommersi anche dalla massa immane di informazioni che ogni secondo ci piomba addosso.
Sempre connessi col web e col mondo, siamo esposti a un’invasione di contenuti e messaggi difficilissimi da gestire.
Il risultato, nella maggior parte dei casi, è una vulnerabilità sempre più accentuata, una gran confusione e una bassa comprensione di ciò che penetra nel nostro cervello.
L’unica soluzione sarà quindi data dallo sviluppo e dall’allenamento dell’innata (per nostra fortuna) capacità del nostro cervello, in una prima fase, di filtrare, selezionare ed effettuare scelte su cosa far entrare e restare, e, nella seconda fase, di elaborare, ordinare, catalogare e archiviare questi contenuti e queste informazioni. Del resto il nostro cervelli può essere un formidabile motore di ricerca e il nostro migliore salvagente.
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