La tristezza è lo stato d’animo di chi è demoralizzato, infelice, depresso e sfiduciato.
Si può essere tristi per una perdita, specie se grave, o una delusione cocente.
Da questi eventi possiamo uscire provando un profondo senso di sconforto.
E’ un sentimento più intenso e vivido rispetto alla semplice rassegnazione. In comune con essa, c’è l’accettazione passiva di un evento che percepiamo come irreversibile, per un problema che non possiamo o non siamo capaci di risolvere.
Ci sentiamo quindi sopraffatti, pesanti, esausti e inermi di fronte a questa situazione che ci ha presi alla sprovvista e in tutta la nostra vulnerabilità, senza che possiamo far niente.
La tristezza può associarsi alla malinconia, all’apatia e soprattutto a una patologia psichiatrica molto grave come la depressione, anche se non dobbiamo commettere l’errore di prendere questi termini come sinonimi.
Nella nostra società la tristezza è un sentimento estremamente demonizzato ed è considerato da evitare con forza.
“Dobbiamo essere sempre allegri”, soprattutto a lavoro (in particolar modo se siamo al pubblico) o nelle foto che pubblichiamo sui social.
Ovviamente, anche a costo di mentire sul nostro reale stato d’animo.
Ed è sempre più redditizio il business dei farmaci per combattere la tristezza e la depressione.
In realtà, al di là dei casi clinici gravi, sarebbe importante imparare ad ascoltare e a sopportare la tristezza, come imparare a fare i conti con noi stessi e ad accettare e metabolizzare le difficoltà, le sofferenze e le delusioni, senza ricorrere sempre e comunque ad aiuti e scorciatoie.
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