Con la parola vulnerabilità si esprime una condizione di intensa debolezza e fragilità assoluta.
Colui che è vulnerabile (o si sente tale) può essere attaccato, ferito e danneggiato.
E’ una condizione strettamente collegata alla sensibilità e in generale a tutta la nostra sfera emotiva. Si può essere più o meno vulnerabili in riferimento alla nostra capacità di proteggere la nostra intimità emotiva, oppure in riferimento a quanto siamo ricattabili e deboli o, al contrario, autonomi.
Ogni uomo ha una sua corazza a protezione della sua parte più intima, ma qualcuno è sicuramente più “aperto” di altri.
E questa apertura può permettere di rendere facilmente visibili e scoperti tutti i sentimenti, anche quelli più profondi.
A volte anche con conseguenze positive, ci mancherebbe: in un rapporto amoroso, soprattutto nella fase dell’innamoramento, la vulnerabilità può essere un elemento fondamentale per entrare in contatto emotivo col proprio partner. In altri casi però le conseguenze possono essere molto meno positive e talvolta anche molto dolorose.
Del resto, le ali dei legami affettivi di amore o di amicizia ci possono far volare molto in alto, ma un’eventuale caduta a quel punto può essere piuttosto rovinosa. E trovare un giusto equilibrio non è facile.
Al giorno d’oggi, come anticipato, la vulnerabilità può esprimere anche la nostra soglia di esposizione di fronte alla società.
Coi nostri smartphone e computer, per esempio, siamo connessi h24 col mondo, coi benefici e i rischi che ne conseguono.
Siamo bombardati da messaggi sulla privacy, ma allo stesso tempo algoritmi sofisticatissimi ci conoscono molto più nei dettagli dei nostri parenti o amici.
Anche riguardo a questo aspetto, assistiamo a diversi atteggiamenti: dai maniaci dell’esposizione al pubblico di internet di ogni loro sentimento e attimo di vita, ai collezionisti seriali di password, per finire a chi si illude di sfuggire al controllo del Grande Fratello.
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