Il rimorso è un sentimento che prova un soggetto quando, con tormento, si prende consapevolezza di aver fatto o causato del male a qualcuno, un male profondo e che ti tocca l’animo.
E’ associato al senso di colpa e al pentimento e ha come grandi protagoniste la coscienza e l’empatia.
E’ un sentimento a due facce: una è rivolta al passato, all’azione spiacevole che è stata compiuta; l’altra è rivolta al futuro, ad un’azione che ci sentiamo in dovere di fare, a delle scuse che vorremmo presto pronunciare, a un rimedio che vorremmo subito realizzare.
Chi prova rimorso, infatti, non si limita ad avvertire un tormento (come accade per esempio col rimpianto), ma sente l’urgenza incontrollabile (e a volte lancinante) di rimediare all’errore doloroso che ha commesso.
Il rimorso può essere seguito da una confessione e da delle scuse.
Il nostro tempo è pieno di discorsi di pentimento di politici o di celebrità.
In particolare assistiamo spesso a scuse pubbliche per fatti lontani, come quelle per atti di discriminazione, crimini o altre atrocità dei secoli scorsi.
Come avviene col pentimento dei bambini (ai quali viene sovente imposto di scusarsi per qualche marachella) non è mai chiaro quanto queste scuse siano il frutto di un sincero rimorso o di opportunismo e calcolo politico e di immagine.
Quello che è certo è che la nostra società, così intrisa di politically correct, si nutrirà sempre di più di queste pubbliche ammissioni di colpa, con questi pentimenti che rivestiranno una catartica funzione di sollievo e di pubblica gogna.
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