Il senso di colpa è un sentimento estremamente complesso, per il quale non esiste una vera definizione univoca e che ha visto alternarsi tante interpretazioni di tanti diversi studiosi di diversi campi.
Con questa espressione generalmente ci si riferisce comunque a un sentimento di pentimento che si manifesta secondo lo schema errore > vergogna > punizione: ci convinciamo di aver commesso un errore (o un’ingiustizia) e ne proviamo vergogna e sentiamo di meritarci una punizione.
Soffermandoci sui primi due elementi, per sentire vergogna o disturbo non c’è bisogno che un’ingiustizia ci sia stata davvero o che sia solo una nostra paura o un nostro scrupolo oppure che ci si senta in un ingiustificato imbarazzo solo per aver ricevuto qualcosa che altri non hanno (non per colpa nostra).
Il nostro livello di tolleranza e di difesa e la nostra predisposizione dipendono da vari fattori, soprattutto dal nostro vissuto infantile e dal nostro senso di responsabilità.
Riguardo alle conseguenze di questo stato di autoaccusa, possiamo riscontrare semplici sentimenti spiacevoli e di disturbo, ma anche, nei casi più estremi, reazioni più forti, quali auto-punizioni, angoscia e perfino spinte al suicidio. In alcuni, più rari, casi arriviamo all’espiazione, cioè al sollievo da questo senso, perché abbiamo rimediato al torto fatto o perché siamo stati perdonati.
Una punizione concreta e diretta, però, in genere non c’è mai, così il senso di colpa tende a permanere, ristagnare e annidarsi dentro di noi, pronto ad accompagnarci come un fastidioso ronzio di sottofondo.
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