Il termine estasi può avere più significati, in virtù anche del fatto che può riferirsi a diversi campi.
In generale si riferisce ad uno stato emotivo di rapimento profondo ed assoluto della nostra anima più intima e personale.
La sua radice latina e prima ancora greca descrivono con essa un turbamento o uno stato di stupore della mente, derivante da paura, dolore, ecc., una condizione in cui il soggetto interessato si trova, appunto, fuori di sé.
Questo innalzamento mentale è figlio di un’emozione fortissima e totalizzante che l’individuo si trova a provare e da cui viene completamente rapito, al punto da perdere il contatto col mondo fisico, anche col suo stesso corpo.
E’ curioso quindi proprio questo paradosso: da una parte chi va in estasi si sente in totale armonia col proprio corpo e ha un’esplosione emozionale (sia mentale che corporea) quasi orgasmica, da un’altra si sente libero da ogni confine, limite e condizionamento dato dal proprio stesso corpo.
E’ una condizione che viene studiata da varie branche della scienza, come la neurologia e la psichiatria, e che troviamo con risvolti importanti anche in ambito mistico-religioso, non solo in riferimento a certi riti tribali (che noi occidentali generalmente guardiamo con diffidenza e superiorità), ma anche ad esperienze di vari santi e sante della religione cristiana.
Più comunemente, nel nostro linguaggio quotidiano, l’estasi viene però associato a situazioni sentimentali, sessuali, familiari, sportive, che ci coinvolgono e rapiscono completamente e che ci innalzano al settimo cielo.
ORA UNA COSA MOLTO IMPORTANTE: se vuoi scoprire come utilizzare la vergogna nel copywriting a risposta diretta clicca qui ed usa il Dizionario del Copy di Alessandro Banchelli.